I rossi siciliani fanno impazzire gli appassionati: vitigni di lunga tradizione o scoperte recenti, sono molte le etichette che sanno parlare direttamente al cuore dei Wine Lovers. Il Nero d’Avola non fa eccezione: impetuoso, vulcanico come la terra che lo vede nascere, ha un carattere poliedrico e caratteristiche che con il tempo evolvono, dando vita a un’ampia gamma di sensazioni e aromi. Un piccolo gioiello da tenere in cantina. Ecco 5 curiosità per conoscere meglio questo rosso straordinario.
5 curiosità sul Nero d’Avola
1 – Due le forme di allevamento predilette dal Nero d’Avola: Spalliera o Alberello
Il Nero d’Avola viene coltivato in Sicilia con 2 tecniche di allevamento principali: Spalliera o Alberello. La scelta del metodo dipende sia dalla dimensione della coltivazione, sia dalla conformazione del territorio. L’Alberello, e dunque l’assenza di filari delimitati e netti, è la scelta più diffusa… e più suggestiva da contemplare!
2 – Un nome che ha origine antica
L’antico nome in dialetto del Nero d’Avola era Calaulisi. Che cosa significava? Cala (o Calea) è un sinonimo del termine Rracina, che significa Uva. Aulisi deriva da Aula, dialettale per Avola. Il Nero d’Avola in origine era l’Uva di Avola.
3 – Abbinamenti, che passione!
Il Nero d’Avola brilla accanto a un’ampia varietà di piatti, contravvenendo anche ad alcune regole non scritte che di solito guidano gli abbinamenti tra cibo e vino. È uno spirito libero, ed è giusto che esprima il proprio carattere rompendo gli schemi. Qualche esempio? Da provare con il tonno alla siciliana, così come con il pescespada alla griglia. È anche un validissimo vino da aperitivo: con paté, crema di salmone, formaggi stagionati come il Ragusano DOP o altri finger food saporiti non teme alcun confronto.
4 – Il Nero d’Avola, detto Calabrese
Proprio così: altro nome con il quale si indica questo vitigno è, appunto, il Calabrese (pizzuto, nero o dolce). Un nome problematico, per il nostro siciliano DOC, che nel corso degli anni ha creato confusione e anche qualche equivoco. Il termine Calabrese era utilizzato spesso dai commercianti del XIX secolo, perché allora il vino Calabrese era ritenuto più pregiato di quello siciliano, e dunque consentiva di concludere affari a prezzi maggiori. Si potrà anche chiamare Calabrese, ma resta uno dei capolavori della Sicilia del vino.
5 – Un rosso dalle due vite
Come anticipato, il Nero d’Avola sfugge alle regole e si presta ad accostamenti diversi dal consueto. Questa caratteristica si accompagna ad un altro aspetto che lo rende unico, ovvero la propensione all’invecchiamento e la capacità di esprimere aromi, sensazioni e gusti variabili in base all’età. Quindi spazio a qielli giovani con tonno e piatti meno intensi, mentre gli invecchiati si sposano con pietanze a base di carne, arrosti e secondi di maggiore intensità.