Il tartufo è raro e prezioso, e come tutti i tesori rari e preziosi riposa in luoghi difficilmente accessibili. Sì, perché il tartufo è un fungo ipogeo: nasce, cresce, rilascia spore e si sviluppa sotto il terreno. Come si cerca, e soprattutto come si riesce a trovare questo pregiato prodotto naturale? Ci sono 3 elementi indispensabili: un uomo, il suo cane e un bosco.
La cerca del tartufo
Una storia fatta di impegno, collaborazione e rispetto per la natura
Il tartufaio (in piemontese trifolau) ha buona conoscenza del territorio e del tartufo. Ha esperienza del bosco, perché lo ha esplorato, o perché qualche trifolau anziano lo ha accompagnato durante le sue prime cerche. Sa quali sono i luoghi migliori per cercare, e soprattutto sa quali sono gli alberi migliori sotto i quali indirizzare la cerca. Rovere, tiglio, salice e nocciolo selvatico rappresentano la culla migliore per il pregiato Tartufo bianco, protagonista proprio in questi giorni delle Fiera Internazionale del Tartufo bianco d'Alba. Roverella, leccio e nocciolo garantiscono al Tartufo nero le condizioni base per lo sviluppo. Non è solo la vegetazione a determinare la nascita del tartufo, ma sono anche le condizioni climatiche dell’anno, l’umidità, il rispetto con il quale viene trattato l’ambiente.
Curiosità L’orario migliore per la cerca? La notte, o le prime ore del mattino. Ciascuna regione redige un calendario con i periodi dell'anno consentiti per la ricerca. I Trifolau prediligono il buio!.
Identificata la cornice all’interno della quale si può iniziare la ricerca, occorre che scendano in campo i due protagonisti principali: il trifolau e il cane da tartufi. Tra di loro deve esserci sintonia: per il cane la cerca è un gioco, e nella collaborazione con il proprio compagno di avventure trova soddisfazione. Il trifolau affida al cane la perlustrazione del bosco, proprio in quei luoghi che ritiene possano ospitare il tartufo. Il fiuto del cane, sensibile e allenato, rintraccia i profumi che il tartufo rilascia. Quando il cane raggiunge un punto in cui la terra è particolarmente odorosa, inizia a raspare e scavare. Quel che il cane inizia è l’uomo a finire: con un attrezzo chiamato vanghetta allarga delicatamente il buco scavato dal cane e, se fortunato, rimuove il bottino. A questo punto il cane viene premiato con un bocconcino: riceve quella che il trifolau chiama paga.
Curiosità Maiali da tartufo? In passato erano utilizzati al posto dei cani! I maiali hanno un fiuto molto sviluppato e possono avvertire la presenza del tartufo da grandi distanze; purtroppo non hanno la stessa delicatezza del cane nello scavare… né, per via delle dimensioni, la stessa facilità di trasporto!
La cerca è un’attività rispettosa dell’ambiente, quindi trovare e dissotterrare il tartufo non ne rappresenta la conclusione: ciascuna buca scavata durante le uscite deve essere accuratamente ricoperta. Non si tratta soltanto di una cortesia, ma di un gesto importante. Eventuali spore rimaste nel terreno, se ricoperte, potrebbero portare nuovi frutti. Il bosco è di tutti: lasciarlo in cattive condizioni diventa un problema per l’intero ecosistema. Il trifolau è stato fortunato e ha trovato un prezioso tesoro della terra: è giusto quindi che alla terra restituisca rispetto, riportando il terreno alle condizioni originarie.
Curiosità Quale vino migliore per una cena a base di tartufo? Leggi qui!
Andar per tartufi non è una passeggiata: è un passatempo che richiede responsabilità, attenzione e massima cura. La cerca conserva elementi da fiaba: per lo spirito di sfida, per il suggestivo ambiente del bosco di notte, per il gioco di squadra e il legame che si crea tra uomo e cane… Ha qualcosa di antico e insieme di eterno. Se la cerca ti affascina, visita il sito Save the truffle, oppure sperimenta il prima persona ricerca simulata e analisi sensoriale con il Centro Nazionale Studi del Tartufo!
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