Quando si dice che il vino contiene solfiti, si intende dire che all’interno della nostra bevanda preferita si trovano tracce di anidride solforosa. Niente paura: non si tratta di una sostanza nociva, ma è un componente che nel vino si sviluppa in maniera del tutto naturale durante la vinificazione. Come? L’azione di alcuni lieviti utilizzati durante i processi fermentativi genera solfiti.
Ecco tutto quello che c’è da sapere.
La verità, vi prego, sui solfiti
Che cosa sono?
I solfiti aggiunti al vino sono sali derivanti all’anidride solforosa, un composto che, come detto in precedenza, si sviluppa in modo naturale nel vino durante i processi fermentativi. I solfiti non sono presenti soltanto nella nostra bevanda preferita: sono rintracciabili in molti prodotti alimentari, tra i quali i succhi di frutta, i preparati a base di verdure e la frutta essiccata.
A che cosa servono?
I solfiti hanno principalmente due funzioni: antisettica e conservante. La sola anidride solforosa prodotta naturalmente dal vino non sarebbe sufficiente a debellare microorganismi e batteri, che prolifererebbero nel vino danneggiandolo irreparabilmente. Proprio per questo motivo vengono aggiunti solfiti, per scongiurare danni prodotti da questi batteri.La funzione conservante è in parte una conseguenza della caratteristica precedente. I solfiti rendono il vino più longevo conservandone le peculiarità per tempi più lunghi. Possiamo dire che i solfiti aiutano sì il vino a vivere di più, ma al tempo stesso garantiscono ai consumatori di avere nel bicchiere prodotti sicuri.
Da quanto tempo vengono usati?
Se pensate che i solfiti siano stati introdotti nella vinificazione soltanto in anni recenti, preparatevi a una sorpresa: sappiamo che erano già utilizzati in epoca Romana. Il vino è un prodotto vivo e dinamico, soggetto a cambiare caratteristiche nel corso del tempo. Anche adottando ogni forma di scrupolo e di attenzione, l’assenza dei solfiti renderebbe impossibile la conservazione del vino oltre un certo periodo di tempo. Nessuno vuole rinunciare a bere un ottimo rosso invecchiato, un Barolo o un Amarone. Quindi… ben vengano i solfiti!
I solfiti hanno effetti collaterali?
I solfiti sono considerati allergeni, pertanto la loro presenza deve essere riportata sulle etichette dei prodotti che li contengono. Considera che la frutta secca, per esempio, ha concentrazioni di solfiti dieci volte superiori a quella del vino. Anche insaccati, birra e preparazioni a base di verdure hanno consistenti quantità di solfiti. Il limite per il vino, in ogni caso, è stabilito per legge ed equivale a 210 mg/l. Il più comune effetto indesiderato dei solfiti è… il cerchio alla testa! Se ti è capitato di avere mal di testa dopo una serata disinvolta in compagnia del nettare di Bacco, è probabile che la causa siano proprio i solfiti.
Avremo mai un vino senza solfiti?
La risposta è no. I solfiti si sviluppano in modo naturale nel vino durante la fermentazione alcolica, quindi un minimo quantitativo sarà sempre presente. Un consumo responsabile di vino e una selezione attenta dei prodotti confezionati che portiamo in tavola sarà sufficiente a garantire di non assumerne troppi: in fondo, chi mai vorrebbe privarsi del piacere di un buon bicchiere di vino?