Il vino rosato viene spesso considerato il punto d’incontro tra i vini rossi e i vini bianchi. Limitarsi a descriverlo così sarebbe tuttavia riduttivo: fresco e di facile beva, il rosé è riuscito nel tempo a costruire una forte identità personale, liberandosi dagli stereotipi che lo consideravano un vino “semplice” e di poco conto, più adatto agli aperitivi senza impegno che a una cena raffinata.
Negli ultimi anni i vini rosati si sono dimostrati degni di rivendicare il proprio posto tra vini di spicco. Puoi gustarli tra una portata e l’altra oppure da soli, in un momento di tranquilla contemplazione.
Vino rosato: cos’è e come nasce questa varietà?
Uno dei più radicati luoghi comuni sui vini rosati li considera banalmente una “banale” combinazione di scarsa qualità tra bianco e rosso, quasi una pallida imitazione di queste varietà più nobili. Ma il tempo e il buon gusto dei consumatori, alla fine, hanno dato ragione ai rosé, riservando loro un posto di rilievo - del tutto meritato - accanto ai “fratelli” più diffusi.
Il vino rosato in realtà non prende vita da nessuna mescolanza - non consentita dai disciplinari - ma dall’utilizzo di uve a bacca rossa, sottoposte a metodi produttivi riservati ai vini bianchi, oppure dalla vinificazione di uve in parte bianche e in parte rosse. La lavorazione della materia prima dà vita a un prodotto dal caratteristico e affascinante colore rosato, che può essere più tenue o più intenso a seconda del tempo di macerazione delle bucce - nelle quali si trova la gran parte dei pigmenti - assieme al mosto. Quest’ultima, a differenza dei vini rossi, è solitamente breve, da un minimo di 2 ore a un massimo di 36.
Le origini dei vini rosati si perdono all’interno di un nebbioso marasma di studi e ipotesi storiche - nonché leggende popolari - che danno vita prevalentemente a tre scuole di pensiero: quella che fa risalire il rosé agli antichi Greci, primi fautori della vinificazione mista per la creazione di bevande più leggere del classico rosso; quella che li colloca in Francia; e quella che li vede nascere durante la Seconda Guerra Mondiale (con il Five Roses, primo vino rosato imbottigliato in Italia), per poi essere esportati fin negli Stati Uniti.
Solo la leggenda, però, menziona esplicitamente un ipotetico luogo di nascita: il Lago di Garda, sulle cui sponde viveva un prete che, rimasto privo del vino per svolgere le funzioni religiose, bucò un tino per prelevare un vino depositato troppo poco sulle bucce, e che presentava quindi un leggero colore rosato.
Le zone di produzione dei migliori vini italiani
Se in Europa è la Francia a detenere il primato come maggiore Paese produttore di vini rosati - in particolar modo la Provenza che vanta, tra le altre, AOC come Cassis, Palette e Les Baux-de-Provence - l’Italia si impegna con determinazione nel tenerle testa, grazie a bottiglie degne di nota.
In prima fila puoi trovare la Puglia, le cui antiche tradizioni di vinificazione in rosato sembrerebbero confermare la presenza di questa varietà già ai tempi dei Greci, quando le uve si lavoravano secondo una tecnica definita “a lacrima”. Quest’ultima consisteva nel pigiare le uve all’interno di sacchi, raccogliendo il mosto dopo una macerazione molto breve sulle bucce. Per questo motivo il rosato salentino era comunemente chiamato Lagrima fino al XIX secolo.
Le uve perfette per la produzione dei vini rosati pugliesi sono quelle appartenenti ai vitigni di Primitivo, note per l’omonimo rosso corposo e intenso. Gli stessi aromi fruttati e leggermente speziati che rendono grande il Primitivo del Salento, offrono un’ottima base di partenza per la realizzazione di un prodotto più fresco e leggero (come ogni buon rosato deve essere), ma altrettanto di carattere.
In questo vino puoi trovare un gusto suadente e suggestivo, che porta con sé la ricchezza di un territorio tradizionalmente votato alla viticoltura e che puoi apprezzare in bottiglie imperdibili, come il Pizzicanto Primitivo Salento Rosato IGT. Prova i suoi aromi floreali in accompagnamento ai sapori di mare, da quelli della tradizione pugliese al più internazionale sushi. Ottimo anche con formaggi e verdure, se sei amante delle alternative vegetariane.
Da Sud a Nord, il viaggio alla scoperta dei vini rosati italiani più noti ti porterà poi in Veneto, lungo la riviera del Garda menzionata dalla leggenda. Qui il rosé non è un mito, ma una realtà che prende forma grazie alla vinificazione in rosato del Bardolino.
Da uve rosse della varietà Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara, nasce il Bardolino Chiaretto DOC, un rosato che ti conquisterà grazie al profumo delicato di frutti rossi e il sapore armonico e fresco, da gustare con carni bianche, piatti di pesce o risotti. Il Chiaretto è inoltre un ottimo vino rosato per un aperitivo senza impegno.
Vini rosati e gastronomia, i migliori abbinamenti
Se il vino rosato potesse scegliere per sé un termine rappresentativo, questo sarebbe senza dubbio “versatilità”. La sua capacità di adattarsi a diverse situazioni sociali - un pomeriggio con gli amici, una grigliata, una degustazione tranquilla sulla spiaggia o un aperitivo in centro - lo rende un’ottima scelta se vuoi andare sul sicuro, senza rinunciare alla qualità.
Per quanto riguarda l’abbinamento tra vino rosato e cibo, puoi tranquillamente sbizzarrirti, poiché questa varietà ti darà grandi soddisfazioni a tavola. Il segreto è non limitarsi a creare abbinamenti tra vino rosato e pesce!
Provalo assieme a un aperitivo a base di formaggi e salumi, primi di mare, risotti, preparazioni a base di verdure e grigliate miste. Il vino rosato con la carne rossa e bianca è altrettanto gustoso, per non parlare poi del dessert.
Stai cercando un modo per abbinare il Prosecco rosé? Prova una bottiglia di Prosecco DOC rosé millesimato con il sushi: i sentori di frutti rossi e la vivace effervescenza si sposano benissimo con il pesce crudo, sgrassando e rinfrescando il palato.
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