Chianti. Un nome che fa sussultare il cuore a ogni appassionato, e non senza motivo. Sarà perché racchiude in sé la bellezza di tutto un territorio, che nella mente di ognuno di noi è fatto di colline, cipressi e meravigliose strade tra vigneti. O sarà perché quando c’è una bottiglia in tavola, sai già che la cena può solo andare di bene in meglio. E poi diciamocelo, è buono (soprattutto con una bella fiorentina).
Ma cosa sai di questo rosso, figlio della Toscana? Certo, che sta benissimo nel tuo calice e che ne hai una bottiglia giusto lì da parte, da aprire quando nel menù c’è la tua famosa lasagna. Qui però c’è qualcosa in più da sapere, dalla storia alle curiosità e abbinamenti, così potrai davvero dire che il Chianti per te non ha più segreti…
Le origini
Clima mite, un terreno prospero e fertile: non è un caso se queste colline siano state abitate fin dal secondo millennio a.C. I primi che “ci hanno messo mano” sono stati gli Etruschi: sono loro infatti a introdurre la coltivazione della vite, migliorata successivamente dai Romani. Con la fine dell’Impero, la zona vive secoli bui e di decadenza, almeno fino all’anno Mille. Da qui, tutto è in salita e il Chianti comincia a crearsi la sua identità iconica.
La leggenda del Gallo Nero
In epoca medievale, il Chianti era ormai diventato una terra molto ambita, quantomeno per le due storiche città rivali, Firenze e Siena. Dopo anni di lunghe contese, si decise un modo decisamente curioso per stabilire i rispettivi confini. Ognuna delle città avrebbe scelto un gallo e un cavaliere. Al cantare del primo, il secondo si sarebbe messo al galoppo e il nuovo confine sarebbe stato fissato nel punto di incontro tra i due cavalieri. Siena scelse un gallo bianco, ben nutrito in vista della sfida. Firenze invece scelse un gallo nero, tenuto a digiuno nei giorni precedenti. Il gallo nero, preso dai morsi della fame, cantò molto prima dell’alba e il cavaliere fiorentino poté partire con un netto vantaggio sull’avversario. I confini si stabilirono quindi a Castellina, a pochi chilometri da Siena. Ecco il perché il gallo nero è stato scelto come simbolo del Chianti Classico.
Chianti o Chianti Classico?
Se anche tu pensavi fossero la stessa cosa, o che quel “classico” fosse solo l’ennesimo escamotage di tuo cugino per sfoderare il suo nuovo attestato di sommelier, ti sbagli.
Si tratta infatti di due DOCG distinte e quindi, con disciplinari di produzione diversi.
Cosa cambia? L’area del Chianti DOCG è quella più vasta, mentre quella del Chianti Classico ne è il cuore più antico, fatto di pochi comuni e storiche colline. Anche la percentuale minima di Sangiovese utilizzato nei due cambia, con conseguenti differenze anche a livello organolettico.
Come riconoscere i due? Semplice, ancora una volta entra in gioco il gallo nero. Se lo trovi in etichetta, allora hai in mano un bel Chianti Classico. Goditelo, con tutta la pace del mondo.
Non solo con la tradizionale fiorentina
Chi lo dice che il Chianti va bene solo con i piatti della tradizione toscana? Certamente con la fiorentina (e magari il tipico contorno di fagioli bianchi e un abbondante giro d’olio) regala soddisfazioni. Ma le sue caratteristiche lo rendono piuttosto versatile, l’importante è scegliere sempre piatti succulenti e saporiti, che reggano il confronto. Ad esempio con gli arrosti, la selvaggina o il gusto forte del tartufo, magari quando questo profuma il tuo risotto, si abbina alla perfezione. Un Chianti Riserva, per la sua maggiore concentrazione di aromi e le sue più intense note speziate, accompagna benissimo una bruschetta con crema di funghi e tartufo o dei classici fusilloni al ragù di cinghiale. E se vuoi sbilanciarti, puoi azzardare anche qualcosa di più esotico, ad esempio della cucina indiana. Qui preparati a un’esplosione di spezie e di piccante, ma puoi stare tranquillo: un buon Chianti non ne è spaventato.