C’è un momento, nella vita di un vino, in cui smette di essere semplicemente un prodotto regionale per divenire un simbolo di pregio e qualità anche nel resto del mondo. Questo è proprio ciò che è successo al Cortese, eccellenza piemontese che ha superato i suoi confini per conquistare il mercato estero con eleganza, freschezza e armonia. Piacevole e versatile, questo vino è la scelta ideale quando si desidera portare in tavola qualcosa che si adatti a tutto pasto, mantenendo però sempre la propria identità e unicità.
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Storia di un autoctono amato dai nobili: origini e diffusione del Cortese
Come spesso accade ai prodotti autoctoni, la storia del vino Cortese Piemonte DOC è strettamente intrecciata con quella della sua regione d’origine, il Piemonte, dove la sua diffusione si snoda tra realtà e leggenda.
Si dice infatti che il nome di questo vino sia ispirato alla leggiadra cortesia della principessa Gavia. Sposatasi in segreto e contro il volere del padre - il re franco Clodomiro - la giovane fuggì in Piemonte - a Gavi, in provincia di Alessandria - e in suo onore questo vitigno fu denominato Corteis, per via del succo delicato e armonioso delle sue uve.
Grazie a una testimonianza scritta, si sa che il vitigno Cortese fu ufficialmente riconosciuto come uvaggio attorno alla metà del XVII secolo, proprio in virtù alle sue eccellenti caratteristiche, mentre conobbe un periodo di enorme fortuna in età rinascimentale, in seguito alla passione per la nobiltà genovese per i suoi vini.
La diffusione del vino Cortese proseguì pressoché indisturbata nei secoli successivi, scontrandosi poi con l’avvento della fillossera. Gli effetti del parassita sui vitigni fu talmente devastante, che la varietà rischiò di sparire del tutto, non fosse per l’iniziativa dello scrittore e appassionato di vini Mario Soldati. Negli anni ‘50 l’uomo favorì nuovamente la coltivazione del vitigno, permettendo agli amanti del buon vino di continuare a godere delle sue eleganti caratteristiche organolettiche.
Cortese di nome e di fatto: zona di produzione e caratteristiche di questo vino piemontese
Sebbene il vitigno Cortese possa essere coltivato in diverse regioni italiane - come Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Liguria - è in Piemonte che esso dà vita alle sue declinazioni più degne di nota, in particolare nelle province di Alessandria, Cuneo e Asti, con una presenza più ristretta tra le province di Biella, Vercelli e Torino.
Il territorio collinare piemontese offre alle piante le condizioni climatiche e geologiche di cui hanno bisogno per crescere forti e produttive, a partire da un microclima che risente da un lato dell'influenza del Mar Ligure e di quella delle Alpi dall’altro. Le brezze marine mitigano infatti il clima, alzando le temperature, mentre i suoli ricchi di marne e argilla, contribuiscono a conferire alle uve i loro sentori fruttati.
Le caratteristiche del vino Cortese
C’è sempre un motivo per cui un vino è tanto amato e rinomato. Nel caso del Cortese il merito di questo successo si deve ai suoi meravigliosi tratti organolettici, ottenuti grazie al connubio tra le caratteristiche innate del vitigno e l’esperienza dei produttori, sempre più impegnati in una vinificazione che cerca la qualità, piuttosto che la quantità.
Ciò che l’appassionato di vino percepisce nel primo approccio con questo prodotto è la sua incredibile adattabilità alle più svariate occasioni conviviali. Questo fa del Cortese un vino versatile, gradevole, ma tutt’altro che banale.
La piacevolezza è conferita dal bilanciamento tra dolcezza e acidità (caratteristica che si ritrova già negli acini del vitigno) ed è amplificata da un bouquet aromatico che mescola tra loro sentori di fiori e di frutta a polpa bianca. Di colore giallo paglierino nel calice, in bocca solletica il palato con note rinfrescanti e una punta di piacevole mineralità.
Queste caratteristiche si ritrovano a grandi linee tutte le denominazioni ottenute dal vitigno Cortese, con qualche piccola sfumatura da un vino all’altro: Gavi DOCG, Colli Tortonesi DOC; Cortese dell’Alto Monferrato DOC e Piemonte Cortese DOC.
Ne esiste anche una versione spumantizzata, che ripropone gli aromi fruttati e delicati della sua versione ferma, arricchendoli con un’effervescenza vivace e irresistibile.
Vino Cortese e abbinamenti gastronomici: la quintessenza della versatilità
La grande adattabilità del Cortese, fa sì che in tavola si abbia davvero l’imbarazzo della scelta. Alcune pietanze le si può però escludere a priori, come la carne rossa e la selvaggina, più in linea con i tannini graffianti e i toni intensi di un Barolo DOCG o di un Barbera d’Asti DOCG.
Il Cortese è invece più delicato, un compagno perfetto per aperitivi e antipasti, durante i quali si accompagna magnificamente a sfiziosi fritti e a finger food salati, mini rustici alle verdure, torte salate, crostini, insalate di gamberetti, polpette e gli immancabili taglieri di formaggi, meglio se freschi.
Non c’è però bisogno di accantonarlo durante le portate principali. La degustazione del vino Cortese dà enormi soddisfazioni in accompagnamento a primi piatti delicati, come paste e risotti conditi con sughi a base di verdure.
Con le portate di mare, inoltre, è un vero portento, proprio grazie al suo profilo leggermente minerale, che sostiene la sapidità dei piatti di pesce arrosto, in umido o alla griglia, e delle ricette a base di molluschi e crostacei. Da provare anche con i secondi di carne bianca.
C’è bisogno di prestare attenzione solo a una cosa: rispettare la temperatura di servizio del vino Cortese, tra gli 8°-10°C!
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