Italia e vino, una storia d’amore che ha radici antichissime. Prima di Roma fu la Grecia la culla dei primi vignaioli: e ancora prima della Grecia, Fenici e Illiri coltivavano e commerciavano vino già da tempo. La Puglia si rilevò un territorio felice e incline a ospitare la coltivazione della vite. I vini locali erano così apprezzati, che nel corso del VII secolo il vitigno Ellenico (diffusissimo all’epoca delle prime conquiste Greche in Italia) non sfondò mai in Puglia.
Vinum e Merum
In epoca Romana il Vinum era una bevanda molto diversa da come la immaginiamo. Non si trattava di un rosso robusto, ma di una miscela di vino, aromi, resine e miele; aveva consistenza sciropposa e un gusto molto dolce e alcolico. Accanto al Vinum i Romani consumavano il Merum: un vino schietto, puro, buono. Il Merum veniva servito da solo, non miscelato ad altri ingredienti.
La relazione tra Merum e Primitivo è solo ipotetica: eppure qualche elemento in comune probabilmente lo avevano. Un vino così importante, radicato nel territorio e apprezzato, in qualche misura avrà influito sulla nascita e sullo sviluppo di questo campione dei vini pugliesi.
Brindisi!
Le varietà di uve pugliesi acquisirono un’importanza sempre maggiore durante i secoli. Ti sei mai chiesto perché a tavola si dice Fare un brindisi? Sembra che possa derivare proprio da una consuetudine della città omonima, in uso ai tempi delle Crociate. Prima di imbarcarsi i crociati erano soliti festeggiare, e proprio dalla Puglia molte navi erano in partenza per la Terra Santa. Il vino rosso locale, vigoroso e pieno, animava questi momenti di svago, riempiendo la città di vita e di festa. Quest’usanza divenne celebre anche oltre i confini regionali. Fare come a Brindisi divenne sinonimo di fare festa; da lì si passò a dire Fare a Brindisi, e infine Fare un brindisi.
Esistono anche altre spiegazioni, forse più accreditate, che spiegano l'origine di questo modo di dire: per esempio che l’espressione brindisi derivi dal tedesco bring dir’s, formula benaugurante utilizzata dai lanzichenecchi. Facendo toccare i bicchieri, pronunciavano appunto quelle parole, che significano Lo porto a te.
Preferiamo la prima spiegazione: pensare che ci sia lo zampino del Primitivo in un modo di dire così speciale mette allegria!
Nel cuore del Primitivo
Che cosa rende unico il Primitivo? Innanzitutto una caratteristica speciale: le uve di questo vitigno sono le prime a esser vendemmiate. Maturano in agosto, verso la fine del mese e danno acini di colore nero intenso, dolci e gustosi. Quello che un tempo era chiamato, proprio per questa peculiarità, Primaticcio, cambia nome e diviene Primitivo. Il mutamento riguarda solo il nome, non lo spirito!
Come si presenta il nostro Primitivo? Restituisce in un profilo olfattivo molto ricco tutta la memoria di una storia lunghissima. Spezie e frutta matura si sfidano per guadagnare l’impressione più durevole. All’assaggio non nasconde la propria forza, tracciando netto un percorso che sottolinea quanto sia pieno e corposo, secco e vagamente fruttato. Il Primitivo di Manduria avvince anche per il carattere: sul finale restituisce con chiarezza il gusto di amarene e prugne mature, persistente e lieve. Un inno alla terra che lo coccola e lo custodisce, un vero titano tra i vini italiani più prestigiosi.
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