In origine utilizzato come medicinale, il gin è cambiato molto nel corso dei secoli. Se prima la sua gradevolezza non era un requisito rilevante per il suo impiego, oggi questo distillato al ginepro - con tutte le sue varianti - ricopre un ruolo centrale nel settore beverage, come prodotto da degustazione o come ingrediente base per i cocktail.
Ecco tutto ciò che c’è da sapere su cos’è il gin, su come si è diffuso e quali sono le sue varianti.
Come si produce il gin?
Alla base del gin c’è un arbusto modesto che abita le aree montane e mediterranee di quasi tutto l’emisfero boreale: il ginepro. Sono le bacche di questa pianta a conferire alla bevanda i suoi sentori primari, ma ancora prima del loro utilizzo la fase produttiva iniziale consiste nel fermentare materie prime di vario tipo, come cereali (orzo o grano), patate, melassa di barbabietola, canna da zucchero, mele o addirittura uva, ottenendo una sostanza che in seguito viene sottoposta a distillazione.
Per conferire al prodotto gli aromi tipici del gin, un altro passaggio fondamentale è l'infusione dei cosiddetti botanicals, ossia erbe e bacche che si possono reperire in natura, come le sopracitate bacche di ginepro, semi di coriandolo, iris, angelica, talvolta scorze di agrumi e spezie come cardamomo, cannella e liquirizia.
Il metodo produttivo con cui le botaniche vengono utilizzate per conferire aroma al gin avviene secondo procedimenti diversi a seconda del mastro distillatore:
- Macerazione o infusione: gli ingredienti vengono messi a contatto con l’alcol distillato, per un tempo che varia a seconda del grado di intensità che si desidera ottenere.
- A vapore: gli ingredienti non entrano in contatto con il distillato, ma vengono chiusi in un sacchetto e inseriti all’interno di una sezione dell’alambicco, in modo che il vapore prodotto dalla distillazione si impregni dei loro aromi.
- Distillazione del gin a freddo: l’aromatizzazione viene effettuata a temperature più contenute, per preservare i sentori delle botaniche più delicate.
- Blending: ogni botanica viene distillata singolarmente e poi unita in blend. Questo preserva le note organolettiche delle materie prime.
Solo in alcuni casi - soprattutto nei gin di qualità inferiore - è possibile che i sentori vengano amplificati tramite l’aggiunta di essenze.
Tipologie di gin e applicazione nella mixology
Come avviene per molti altri spirits, anche nel caso del gin non esiste un’unica varietà, ma una vasta produzione che si divide in base alle tecniche produttive e alle note organolettiche. Questa grande varietà è una risorsa preziosa per chiunque lavori nella mixology, poiché permette di dare vita a moltissimi cocktail a base di gin, classici o di nuova invenzione.
I tipi di gin più diffusi possono essere catalogati in questo modo:
- London Dry Gin: nato a Londra nel XIX secolo, è considerato uno dei migliori gin al mondo, nonché uno tra i più diffusi. Il suo disciplinare di produzione non lo lega a una città specifica, ma è importante che venga distillato senza l’aggiunta di additivi (aromi, coloranti o dolcificanti). Un esempio è lo scozzese Tanqueray London Dry Gin, che deve le proprie caratteristiche all’utilizzo di ginepro, coriandolo, angelica e liquirizia e la propria purezza alle quattro fasi di distillazione. Perfetto per un Martini Dry (per i neofiti che vogliono capire come bere il gin per la prima volta) presenta un gusto secco e armonico, che rinfresca il palato e lo conquista con i suoi sentori.
- Plymouth Gin: nato nel 1793 in una distilleria dell’omonima città inglese, è esclusivamente lì che il disciplinare ne consente la produzione. I sentori di ginepro sono la caratteristica predominante nel Plymouth Gin - l’unica varietà ad aver ottenuto una certificazione, corrispondente all’IGP - ma con sfumature più terrose. Il gusto è secco, corposo e leggermente fruttato, eccellente per la realizzazione di un classico intramontabile come un Gin Tonic.
- Old Tom Gin: nato in Inghilterra nel XVIII secolo, l’Old Tom presenta un’anima più dolce rispetto a molte altre varietà, dovuta all’aggiunta di zucchero o miele (ora in genere si utilizza la liquirizia). Spesso viene consumato dopo un periodo di maturazione in botti di rovere, che amplifica l’intensità dei sentori. Le caratteristiche di questo gin lo rendono la base ideale per cocktail come il Martinez, smorzando il retrogusto amaro del bitter.
- Contemporary Gin: detto anche New Western o New American, si riferisce oggi ai prodotti di nuova generazione, che utilizzano anche piante aromatiche meno convenzionali oltre al ginepro (come per esempio la citronella), grazie a una normativa che permette loro una certa libertà espressiva. Un buon cocktail a base di questo gin moderno è il Bramble, arricchito con il liquore di more.
- Navy Strength Gin: caratterizzato da un’alta gradazione alcolica (57%-58%), questo gin deve il proprio nome al fatto che in passato la sua produzione era destinata alla Marina Britannica come rimedio contro lo scorbuto. Intenso negli aromi e nel sapore, lo si predilige come base per la mixology, per esempio per la realizzazione di un buon Gimlet.
- Genever: originario dei Paesi Basi - nato prima del London Dry Gin - viene considerato solitamente l’antenato del gin moderno, ma è più simile a un liquore di ginepro (come una sorta di Genepy) che a un distillato vero e proprio, poiché viene prodotto distillando il mosto di cereali maltati. Conquista il palato da solo o come ingrediente per un Espresso Martini, cremoso e intenso.
- Pink Gin: rosa di nome e di fatto, in genere viene prodotto tramite l’infusione di particolari ingredienti che conferiscono a questa varietà il proprio colore, come lamponi, fragole, petali di rose e pompelmo. Queste aggiunte si riflettono anche nelle note organolettiche, che confermano la sua anima fruttata e che danno il meglio in un Pink Negroni o in un estivo Strawberry Gin.
- Sloe Gin: questa varietà viene aromatizzata dopo la distillazione con bacche di prugnolo, tramite infusione. Questo ingrediente conferisce un profilo organolettico ben riconoscibile, nonché un colore rosso che vira verso il viola. Il sapore è corposo e fruttato, con una sfumatura aspra che lo rende perfetto per un drink estivo, come uno Sloe Gin Collins.
Dalla medicina alla mixology: breve storia del gin
Il primo utilizzo delle bacche di ginepro nella distillazione non è avvenuto con lo scopo di perfezionare il profilo organolettico del gin, quanto piuttosto per scopi medici.
Presso la Scuola Medica Salernitana, nel Medioevo, i monaci benedettini conoscevano le proprietà curative del ginepro, e utilizzavano il loro distillato alcolico per trattare la tosse, i problemi gastrici e le infezioni urinarie, nonché come antisettico da applicare sulla pelle. Il medicinale ricavato dalle bacche, inoltre, era anche facile da conservare, per un impiego costante tutto l’anno.
In seguito, questo rimedio fu perfezionato nei Paesi Bassi, quando fu necessario ideare una sostanza medicamentosa per curare i mali dei soldati olandesi presso le Indie Orientali. Si può dunque dire che il gin sia nato in Italia, nello specifico a Salerno? Sì e no, perché la bevanda oggi ampiamente conosciuta ha assunto le proprie caratteristiche centrali solo nei secoli successivi, quando perse la propria valenza di farmaco e iniziò a essere bevuta a scopi di intrattenimento. Durante la Guerra dei Trent’anni, i soldati inglesi di stanza in Olanda conobbero il gin e iniziarono a usarlo come bevanda alcolica, che andò a sostituire presto il cognac francese, la cui importazione fu vietata dal re Guglielmo III d'Orange. Furono questi gli anni in cui il gin sviluppò una cattiva fama, quando fu elargito agli operai delle fabbriche come parte del salario, causando un aumento del tasso di alcolismo.
L’Età Vittoriana fu cruciale per la storia di questo Spirit, poiché la nascita di numerose distillerie ne incrementò la diffusione e il miglioramento dal punto di vista organolettico, dando vita al distillato che oggi fa battere il cuore agli appassionati. La sua diffusione in tutto il mondo ha portato alla nascita di varianti geografiche molto interessanti, dal gin giapponese - ben rappresentato dal Gin Roku - a quello scozzese - il Gin Hendrick’s - fino a conquistare la Penisola, che tra le proprie etichette più note ha il Malgy Gin Originale.
Ora che sai tutto sulla storia e le varianti del gin, non perderti la selezione di spirits di Giordano Vini!