Susumaniello: le origini del vitigno salentino e le caratteristiche dei suoi vini

Dagli Illiri a oggi, quest’uva si trasforma in un vino caldo, corposo e intenso.

Susumaniello: le origini del vitigno salentino e le caratteristiche dei suoi vini

Data Pubblicazione: 21/02/2024

Sono più di 100.000 gli ettari di superficie vitata che caratterizzano la Puglia, una regione che ha dimostrato fin dall’antichità la propria vocazione per l’enologia. Anche il presente però è motivo di orgoglio, grazie alla riscoperta di un vitigno autoctono e antico, il Susumaniello, meno celebre rispetto agli altri iconici rossi locali, ma altrettanto rappresentativo del territorio. Vuoi compiere un viaggio alla scoperta del lato più autentico e genuino della Puglia? Ecco tutto ciò che c’è sapere sul vino salentino Susumaniello, tra origini, caratteristiche e abbinamenti gastronomici.

 

Un “somarello” tra i filari: le origini del vino Susumaniello

 

Che la Puglia sia una regione particolarmente vocata alla produzione di vino rosso, lo si può facilmente riscontrare grazie alle etichette che più l’hanno resa famosa.

Negroamaro, Primitivo, Nero di Troia e Malvasia Nera sono l’esempio lampante di quanto il Salento non sia solamente una zona di grande interesse turistico, ma anche un centro nevralgico dell’attività vitivinicola locale. E lo è da molti secoli.

Le basi di una coltivazione consapevole si devono anticamente agli Illiri, una popolazione balcanica che toccò anche la Puglia e introdusse la domesticazione della vitis vinifera. La produzione del vino locale fu in seguito sviluppata dai Fenici, che diffusero la fama dei vini pugliesi anche al di fuori del territorio regionale, facendo ciò che riusciva loro meglio: navigare, solcando il Mar Mediterraneo.

La dominazione ellenica (attorno al VIII secolo a.C.) contribuì all’introduzione di nuove tecniche e varietà, ma i vitigni locali erano tanto radicati e apprezzati che i Greci non riuscirono a far attecchire le loro varietà quanto avrebbero voluto (tra cui l’antenato dell’Aglianico). I Romani ebbero invece il grande merito di diffondere la coltivazione della vite in tutta la regione e nel resto della Penisola. È proprio in questo periodo che il vino pugliese - più forte e grintoso rispetto al vinum - assunse il nome latino specifico di merum, che si riscontra oggi anche in alcune forme dialettali pugliesi.

Sebbene la data della sua comparsa non sia ben definita, tra i vitigni a bacca nera più antichi della Puglia si può menzionare anche il Susumaniello, una varietà di origine dalmata diffusa soprattutto nelle province di Brindisi e Lecce, nel Salento.

Il suo nome deriva da un termine dialettale che significa “somarello”, motivato dalla resa generosa di questa pianta, in grado di sostenere una grande quantità di grappoli sui propri rami.

Questo punto di forza è stato però anche un’arma a doppio taglio per il Susumaniello: sottoposto a numerose vendemmie nel corso del tempo è divenuto sempre meno ricco, sia dal punto di vista della produttività, sia da quello organolettico. Per questo motivo l’interesse nei suoi confronti è andato via via scemando, fino a che - in tempi recenti - produttori e wine lovers hanno reso questo vitigno il protagonista di una notevole riscoperta.

Sebbene oggi sia utilizzato ancora in blend - soprattutto assieme a uve di Negroamaro - le principali denominazioni Brindisi DOC e Squinzano DOC (oltre a numerose IGT regionali) sono la prova che anche in purezza il Susumaniello è un vino degno di essere conosciuto e apprezzato.

 

L’“oro rosso” del Salento: terroir e caratteristiche dei vini Susumaniello

 

La scelta da parte di numerose popolazioni antiche di portare avanti l’attività vitivinicola lungo il tacco d’Italia non è stata dettata affatto dal caso. Il terroir del Salento - e della Puglia in generale - garantisce infatti ai vigneti le condizioni adeguate per crescere forti e in salute, e per dare vita a vini strutturati e grintosi.

Anche il Susumaniello ha potuto godere di questa fortuna. Oggi può essere coltivato in tutto il territorio pugliese, fatta eccezione per la provincia di Foggia, anche se la zona di produzione principale si colloca attorno a Brindisi e Lecce.

Il terroir ideale di questo vitigno è composto in prevalenza da pianure e colline, e gode di quello che è il grande alleato della vinificazione meridionale: il clima mediterraneo. Nel corso dell’anno si alternano estati calde e tipicamente asciutte e inverni miti e poco piovosi, mentre la vicinanza al mare garantisce un’ottima ventilazione.

Il Susumaniello, inoltre, si trova particolarmente a proprio agio a contatto con suoli ricchi di argilla e calcare, sebbene la composizione di questi ultimi possa cambiare di zona in zona.

Queste caratteristiche climatiche, ambientali e geologiche contribuiscono alla nascita di un vino eccezionale: il “Luminante” Susumaniello Puglia IGT, un vino dal colore rosso rubino scuro, con degli affascinanti riflessi violacei. Intenso tanto negli aromi quanto nel gusto, questo prodotto vanta un bouquet inebriante di frutti rossi e neri, con sfumature agrumate e floreali. L’esame olfattivo rivela anche dei toni speziati, mentre il palato è graffiato da tannini accentuati, che virano però verso un finale fresco, morbido e gradevole.

 

Un solo vino, tanti abbinamenti: cosa mangiare con il Susumaniello?

 

susumaniello igt puglia caratteristiche e abbinamenti

 

Come nel caso di molti altri vini che portano con sé le specifiche caratteristiche di un territorio, anche i migliori abbinamenti culinari con il Susumaniello sono quelli che rendono protagoniste le ricette tradizionali pugliesi.

Se vuoi portare in tavola la versione più rappresentativa del Salento, puoi stappare un Susumaniello rosso fermo, che se si parla di intensità e struttura non ha nulla da invidiare ai vini salentini più famosi. Puoi godere al massimo delle sue caratteristiche organolettiche abbinandolo a carni rosse e sughi corposi, di cui la cucina locale è ricchissima. Le bombette pugliesi, per esempio (involtini di capocollo, pancetta e caciocavallo dalla spiccata sapidità), si prestano benissimo ad accompagnare questo vino, che le sostiene con dei tannini decisi.

Oltre ad arrosti, brasati e selvaggina, il Susumaniello rosso affianca degnamente anche primi piatti ricchi di sugo, come le orecchiette alla barese (condite con pomodoro e carne mista). Il Susumaniello eccelle anche con i taglieri di formaggi stagionati (qualcuno ha detto caciocavallo?) e i salumi locali, come il prosciutto crudo, la pancetta, la soppressata e il capocollo.

 

 

Vuoi portare un po’ di Puglia nel calice? Prova il Susumaniello e gli altri vini pugliesi sul catalogo di Giordano Vini!

 

 

Vedi tutti i contenuti
Cerca nel blog