Nel mondo dei wine lover basta menzionare alcune specifiche zone geografiche per iniziare lunghe discussioni su regioni storiche ed etichette di pregio. Ma molto al di sotto della top 3 dei Paesi produttori di vino - la triade Francia, Italia e Spagna - si possono trovare zone vinicole degne di nota e vini sorprendenti. È il caso dell’Ungheria: pur non spiccando sul mercato per quantità produttiva o per la fama dei propri vitigni, questo Paese vanta una storia vinicola antica - risalente all’epoca romana - nonché un terroir diversificato composto da rilievi montani, dolci colline e vaste pianure.
Ecco una panoramica sui migliori vini ungheresi, dalla loro storia alle principali zone di produzione!
Alla scoperta dei migliori vini ungheresi
Il settore enologico è fatto di nozioni precise, di cenni storici, di dettagli climatici e geologici, ma nelle migliori guide al vino non possono mancare le suggestioni sensoriali, che invogliano all’assaggio dei più noti ed eccellenti vini ungheresi.
Tra dolcezza e freschezza: i vini bianchi
Chiunque chiedesse a un esperto quale sia il re dei vini ungheresi, si sentirebbe probabilmente rispondere il Tokaji Aszú, un pregiato vino da dessert dalla storia antica (secoli fa apprezzato presso le corti francesi), prodotto nella regione omonima e caratterizzato da una carica zuccherina piuttosto elevata (minimo 120 g/litro).
Eccellente con le torte di vario tipo, con i prodotti di pasticceria secca e con i formaggi erborinati, il Tokaji Aszú è una vera coccola per i sensi, grazie ai sentori di miele controbilanciati da una buona acidità.
Tra i migliori vini bianchi ungheresi non mancano i secchi, a partire dal Tuzko Traminer, un vino aromatico dal colore giallo acceso e dalle note organolettiche che ricordano la frutta esotica e l’albicocca, con suggestioni leggere di rosa. Le note agrumate di pompelmo e mandarino regalano alla degustazione un tocco di freschezza, che si sposa alla perfezione con i piatti a base di pollo o i menù di pesce, dalle insalate di mare ai filetti al forno.
Per chi cerca invece un vino bianco versatile, da abbinare tanto ai piatti di carne bianca quanto alle ricette di maiale - meglio ancora se leggermente speziati - la scelta ideale ricade su un calice di Tuzko Riesling. Dal colore giallo paglierino, si fa apprezzare per le note aromatiche che mescolano sentori tropicali e agrumati. Al palato è strutturato e persistente, con una nota acidula che rende l’assaggio ancora più interessante.
La potenza organolettica dei vini rossi ungheresi
Uno dei pilastri della vinificazione in rosso del Paese è l’Egri Bikavér, il cui nome significa letteralmente “sangue di toro”. Potente e strutturato, conquista la vista con il suo colore rubino intenso, mentre solletica i sensi con note intense di frutti di bosco, ribes e mirtilli, e interessanti accenni speziati che ben si sposano con i piatti saporiti di carne rossa e selvaggina, anche arricchiti da sughi corposi. Queste caratteristiche variano a seconda del periodo di invecchiamento, facendosi più intense in caso di affinamenti prolungati.
Degno di nota anche il Kadarka. Nel calice sfoggia un colore rosso rubino che tende al violaceo, nonché sentori di ciliegie e frutti di bosco. Tra le note organolettiche non mancano anche quelle floreali, erbacee e speziate, che richiamano alla mente suggestioni di pan di zenzero. I tannini non sono troppo invadenti, ma solleticano il palato mescolandosi a sentori aciduli invitanti, perfetti per accompagnare una grande varietà di piatti diversi, dagli ortaggi al forno agli stufati di verdure, dagli arrosti di carne alle patate, sposandosi bene anche alla pizza e ai piatti di pasta.
Vini rosati e bollicine
Seppur in misura minore rispetto ai bianchi e ai rossi, l’Ungheria ha saputo costruirsi negli anni una tradizione enologica che include anche altre varietà di vino. Tra i migliori vini rosati ungheresi, per esempio, è particolarmente noto e apprezzato il Siller, una sorta di unicum all’interno della categoria.
La sua particolarità si deve in primo luogo alle modalità di vinificazione, che prevedono una prima macerazione di 2-3 giorni e una successiva pressatura, passaggi che conferiscono al vino un colore più intenso rispetto agli altri rosè, quasi tendente al rosso. Gli aromi di frutta e spezie sono intensi, bilanciati da una buona acidità. Strutturato e dalla gradazione alcolica elevata, si presta bene a una degustazione estiva, in occasione di grigliate miste di carne o a piatti leggermente speziati, a formaggi freschi e preparazioni a base di pollo, ma anche con piatti di pesce e zuppe di mare, in virtù della sua acidità e freschezza.
Tra le migliori bollicine ungheresi spicca infine il Pezsgő, uno spumante leggermente dolce, le cui caratteristiche variano a seconda dell’uvaggio utilizzato e del tipo di vinificazione. Un Pezsgő bianco di tipo Brut presenta per esempio aromi di frutta a polpa bianca e agrumi e un perlage sottile, rinfrescante sul palato.
Per quanto riguarda l’abbinamento tra vini ungheresi e cibo, in questo caso il contesto ideale per una degustazione è un aperitivo o antipasto gustoso o un menù a base di carne bianca. Questo spumante si sposa però benissimo anche con le cruditè di pesce - come sushi o sashimi - o altri piatti della cucina asiatica.
Un terroir ricco e diversificato
Malgrado la limitata diffusione del vino ungherese sul mercato internazionale, negli ultimi tempi sono parse sempre più evidenti le potenzialità dell’enologia locale, garantite dalla qualità e dalla varietà del terroir.
Le zone di produzione vinicola ungherese si dividono in ben 22 regioni, ma le principali possono essere ridotte a quattro:
La storica regione ungherese Tokaj e i suoi vini dolci
Inserita nella lista UNESCO dei patrimoni mondiali nel 2002, questa regione di nord-est è caratterizzata in prevalenza da suoli di origine vulcanica, composti da tufo, roccia, argilla, loess e molti altri tipi di suolo.
Le asperità del clima sono mitigate dalla presenza dei Monti Zemplén, mentre è notevole la concentrazione di umidità nella zona, che favorisce la diffusione della muffa nobile. Quest’ultima è responsabile della botritizzazione dell’uva, ossia il fenomeno secondo il quale gli acini si asciugano, concentrando dentro di sé una notevole quantità di zucchero. È grazie a questo processo che la regione può produrre uno dei suoi vini più celebri, il dolce Tokaji Aszú.
Il Tokaj è noto soprattutto per i suoi vitigni autoctoni a bacca bianca, tra cui il Furmint, il Kövérszőlő, il Sárga Muskotály, lo Zéta e il Kabar.
I vini rossi e bianchi della regione Eger
Situata a nord-est dell’Ungheria, questa regione era un tempo apprezzata per i suoi vini bianchi, mentre oggi gioca un ruolo importante nella produzione di rossi.
Il clima continentale-temperato regala inverni lunghi e freschi ed estati calde, che garantiscono un buon periodo di maturazione. Le temperature più estreme sono mitigate dalla presenza dei monti Mátra e Bükk. I vitigni sono posizionati in zone di buona esposizione solare, a contatto con terreni calcarei, tufacei e rocciosi.
I vitigni più diffusi in questa regione sono Bouvier, Csaba Gyöngye, Cserszegi Fűszeres e Chardonnay tra i bianchi, e Alibernet, Biborkadarka, Blauburger e Cabernet Franc tra i rossi.
Villány e gli eccellenti esempi di vini rossi ungheresi
Posizionata nella zona più meridionale dell’Ungheria, vicino al confine con la Croazia, deve la propria fama soprattutto alla produzione di rossi eccellenti e decisi, simili ai vini francesi di Bordeaux. I vitigni crescono rigogliosi grazie al clima submediterraneo, e in particolare alle sue estati lunghe e calde e agli inverni temperati. I suoli sono invece composti in gran parte da calcare e loess.
Oltre al blend bordolese (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot), tra i vitigni ungheresi più coltivati si trovano anche il Cserszegi Fűszeres e l’Hárslevel per i bianchi e il Blauburger, il Kadarka e il Kékfrankos per i rossi.
Nagy Somló: regione vinicola in Ungheria
Piccola dal punto di vista dell’estensione, ma eccellente per quanto riguarda la produzione vinicola, si trova a nord-ovest del Paese e vanta condizioni climatiche particolarmente favorevoli, tra cui temperature miti, una scarsa umidità e stagioni piuttosto soleggiate.
A porre rimedio alle temperature più fresche ci pensano i terreni sabbiosi, ghiaiosi e argillosi, dotati di substrato roccioso, che trattengono il caldo e lo rilasciano alle piante.
Per quanto riguarda le varietà, tra i vitigni bianchi i più diffusi ci sono il Furmint, l’Hárslevelű, lo Juhfark e l’Olaszrizling, mentre tra i rossi sono degni di nota il Cabernet Franc, il Cabernet Sauvignon, il Kadarka e il Kék Bakator.
Storia dei vini ungheresi e di una fortuna discontinua
Il ritrovamento di alcuni reperti storici ha fatto ipotizzare la presenza di una rudimentale forma di coltivazione delle viti già nel I secolo a.C., a opera delle popolazioni celtiche stanziate nell’antica Pannonia. Va però attribuito ai Romani il merito di aver avviato una produzione di vino più consapevole, dapprima osteggiata dall’imperatore Domiziano (per smantellare la concorrenza), poi favorita da Valerio Probo.
La produzione vinicola ricevette una nuova spinta quando la popolazione nomade dei Magiari si stabilì in Ungheria nel IX secolo e per tutto il Medioevo, con la diffusione degli ordini cristiani. Particolarmente apprezzati erano i vini bianchi locali, come il Tokaj, che si dice fu definito da Luigi XIV “vino dei re, re dei vini”.
La fillossera, le due Guerre Mondiali e il periodo di governo comunista causarono una battuta d’arresto nell’espansione dei vini ungheresi, influendo negativamente sull’economia vinicola, ma negli ultimi anni la qualità della produzione locale ha permesso all’Ungheria di tornare in auge nel panorama enologico, riconquistando gradualmente l’attenzione di critici e appassionati!
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